Studi Strategici ed Intelligence… for dummies

Afghanistan: gli errori statunitensi…

Published by Silendo on Agosto 19, 2021

Leon_Panetta_official_portrait… secondo Leon Panetta, intervistato dal Corriere della Sera:

Cinque giorni prima della caduta di Kabul, le stime dell’intelligence dicevano che ci sarebbero voluti 30 o forse 90 giorni. C’è stato un fallimento dell’intelligence oppure il presidente Joe Biden e il suo team hanno sottovalutato le previsioni?
«Quando scoppia il caos, ci sono sempre accuse reciproche — dice Leon Panetta, ex capo della Cia e poi segretario della Difesa sotto Obama —. Nessuno è il padre del caos, mentre ognuno vuole essere il padre del successo. C’è stato un fallimento nell’anticipare e fornire l’intelligence da parte dei servizi sia militari che civili: non hanno capito quanto rapidamente si stessero muovendo i talebani e come il governo afghano fosse sull’orlo del collasso. L’intelligence iniziale diceva 8-9 mesi, poi si pensava che la caduta potesse avvenire in autunno…»

Il «New York Times» e il «Wall Street Journal» citano fonti secondo cui l’intelligence, inclusa la Cia, avrebbe iniziato a fornire a luglio previsioni sempre più pessimistiche su un imminente collasso delle forze armate, e che questi messaggi non furono recepiti da Biden. Però fonti dell’amministrazione replicano che nessuno di quei rapporti indicava una caduta imminente di Kabul o era «high confidence» (il più alto livello di certezza).
«Non sono sicuro dei termini usati, ma penso che non siano state fornite informazioni precise in modo abbastanza rapido. Ma parte del problema è che, ritirando le truppe, abbiamo perso le fonti stesse che ci fornivano l’intelligence sul terreno. Non c’è dubbio che si sarebbe potuto pianificare meglio l’uscita, per esempio mantenendo una presenza più ampia fino alla fine. In secondo luogo, non ci voleva un genio per capire la situazione: la mia sensazione è che, una volta deciso il ritiro dei militari tutti si siano focalizzati sul ritiro, tagliando anche il supporto aereo all’esercito afghano: era chiaro che i militari locali non avevano l’appoggio necessario per contrastare i talebani, che ne hanno approfittato. I talebani avevano una buona strategia: da una parte fingevano di negoziare a Doha e sotto Trump hanno raggiunto l’obiettivo di far ritirare le truppe americane entro il 1° maggio. Poi hanno iniziato a pianificare l’operazione e pre-posizionato le armi in Afghanistan, intimidendo e corrompendo i militari afghani e in pochi giorni conquistando una decina di capitali provinciali. Avevano un piano e un’intelligence di cui noi non disponevamo».

Ci sono Paesi che li stanno aiutando nella strategia?
«Non ho dubbi che il Pakistan li abbia aiutati».

Pare che per mesi i funzionari dell’intelligence abbiano continuato a fare paragoni tra l’esercito afghano e quello sud-vietnamita. Ci vollero due anni perché quest’ultimo crollasse dopo il ritiro Usa. Gli ottimisti pensavano che gli afghani potessero resistere due anni.
«Penso che sia sempre pericoloso fare paragoni storici, perché si basano su circostanze diverse».

Lei era il capo della Cia durante l’operazione che uccise Osama Bin Laden.
Se l’intelligence Usa ha fallito nel prevedere la caduta di Kabul, in che modo potrà anticipare le minacce terroristiche in futuro?

«La nostra capacità di condurre l’operazione di Bin Laden dipese da un’ottima intelligence e dalla nostra abilità di condurre operazioni militari efficaci non solo in Afghanistan ma anche in quel caso in Pakistan. La lotta al terrorismo in questo Paese è stata storicamente basata su buone fonti sul terreno: afghani e americani che localizzavano gli obiettivi, le nostre forze speciali in grado di prendere gli elicotteri e inseguire il target, contando sulla collaborazione con gli afghani. Il problema con i talebani è che quelle capacità non ci sono più. Sarà molto più difficile ottenerle per colpire Al Qaeda o intervenire nel Paese con gli elicotteri o i droni. Sarà più complicato usare queste risorse dall’esterno dell’Afghanistan, ci vorrà più tempo e gli obiettivi scompaiono molto rapidamente. Infine non abbiamo partner afghani che ci assistano. Sarà più difficile quindi impedire che questi gruppi terroristici si riformino o che sviluppino piani che potrebbero trasformarsi in attacchi all’estero. Pagheremo un prezzo: l’Afghanistan potrebbe diventare un santuario sicuro per i terroristi».

Biden sostiene che saranno possibili missioni a distanza, «over the horizon». In che cosa consistono?
«Mio figlio fa parte della Commissione Forze Armate al Congresso e non hanno ancora ricevuto un briefing sull’applicazione di quel piano. Non sono ancora stati in grado di trovare basi vicine e di svilupparlo».

Lei ha fatto un paragone tra Kabul e la Baia dei Porci.
«Mi riferivo al modo in cui Kennedy gestì il disastroso tentativo di invadere Cuba: un piano concepito dalla Cia che si trasformò in un disastro. Al presidente Kennedy va il merito di non aver dato la colpa alla Cia o ai militari quando parlò alla nazione. Si assunse la piena responsabilità di ciò che era accaduto. E fu un grande esempio di come i presidenti dovrebbero gestire decisioni ed errori».

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afganistan, intelligence, stati uniti

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Un appassionato di relazioni internazionali e studi strategici. In particolar modo di questioni connesse con l'intelligence.
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