… l'articolo del Corriere.it:
Sarebbero stati colpiti durante un conflitto a fuoco fra le forze di sicurezza e un gruppo di miliziani dello Stato Islamico, Fausto Piano e Salvatore Failla, i due italiani dipendenti della società di costruzioni «Bonatti» uccisi mercoledì in Libia, a Sabrata. Erano stati rapiti insieme ad altri due italiani che lavoravano nella stessa ditta nel luglio del 2015. Fonti giudiziarie riferiscono che i due sarebbero morti quando il convoglio su cui viaggiavano è stato attaccato da forza di sicurezza libiche. Nel corso della sparatoria sono rimasti uccisi almeno sette miliziani islamici, morti anche una donna e un bambino. Un testimone libico, interpellato dall'Ansa, riferisce che i due italiani sarebbero «stati usati come scudi umani» dai jihadisti.
«Relativamente alla diffusione di alcune immagini di vittime di sparatoria nella città di Sabrata in Libia – si legge nella nota del Ministero degli Esteri – apparentemente riconducibili a occidentali, la Farnesina informa che da tali immagini e tuttora in assenza della disponibilità dei corpi, potrebbe trattarsi di due dei quattro italiani, dipendenti della società di costruzioni “Bonatti”, rapiti nel luglio 2015 e precisamente di Fausto Piano e Salvatore Failla. Al riguardo la Farnesina ha già informato i familiari. Sono in corso verifiche rese difficili dalla non disponibilità dei corpi». «Dalle foto ci sono purtroppo somiglianze con i due tecnici della Bonatti – ha detto il Direttore del dipartimento informazioni per la sicurezza Giampiero Massolo – Non abbiamo i corpi, dobbiamo aspettare di averli per le autopsie. Ci sono altri due italiani da salvare – ha poi sottolineato – non dobbiamo dire o fare cose che possono compromettere l'attività in corso». La procura di Roma ha reso noto che aprirà un fascicolo sulla morte dei due italiani. Stando a quanto si apprende l'inchiesta per omicidio è a carico di ignoti. I magistrati, come è prassi in questi casi, attendono notizie e materiale investigativo dalla Libia.
Il Copasir ha convocato d'urgenza l'autorità delegata, il senatore Marco Minniti, alle 14,30 di giovedì. Sia Lia Quartapelle, del Pd che Renato Brunetta, di Forza Italia, hanno chiesto che il Governo riferisca in Aula sull'uccisione dei due italiani. «Credo che il Parlamento debba essere informato al più presto da parte del governo di quello che sta succedendo in Libia» ha detto Brunetta. Erasmo Palazzotto di Sel invece sulla morte dei due italiani parla di possibile «fuoco amico». «Non lo sappiamo ancora ma è possibile che siano caduti sotto il cosiddetto `fuoco amico´, visto che si parla di un blitz in un covo jihadista» ha detto. «Renzi ha le mani sporche di sangue tanto in Libia quanto in Italia. Mentre dalla Libia giungono delle notizie, Mattarella si vanta sull'avanguardia dell'Italia: o sono matti o sono complici sia Renzi che Mattarella. Speriamo che le notizie che arrivano siano infondate» ha detto Matteo Salvini in conferenza stampa alla Camera.
Fausto Piano, 61 anni, di Capoterra in Sardegna, sposato e padre di tre figli, lavorava alla Bonatti dal 1991. Pochi giorni dopo il suo rapimento proprio nel paese sardo era stata organizzata una fiaccolata per chiederne la liberazione. Salvatore Failla, 47 anni, originario di Carlentini, nel siracusano, padre di due ragazze di 22 e 12 anni, era in Libia da tre anni. I due erano stati sequestrati lo scorso 20 luglio, nella zona di Mellitah, a 60 chilometri da Tripoli, insieme a Gino Tullicardo e Filippo Calcagno, che sarebbero ancora nelle mani dei sequestratori. Le dinamiche del rapimento non erano mai state chiarite, e non era mai arrivata una rivendicazione ufficiale, ma secondo fonti giudiziarie Failla e Piano erano stati separati dagli altri due. Dopo il rapimento dei quattro italiani la procura di Roma aveva aperto un fascicolo per sequestro di persona con finalità di terrorismo. Nella zona sono attive diverse milizie, nei mesi scorsi l'ipotesi più accreditata era che i quattro fossero finiti nella mani di «gruppi vicini ai miliziani di Fajr Libya», la fazione islamista che ha imposto un governo parallelo a Tripoli che si oppone a quello internazionalmente riconosciuto di Tobruk. E fino a fine febbraio anche fonti dell'intelligence italiana escludevano che i quattro italiani rapiti fossero nelle mani di Isis. […]